ITINERARI COSTIERI

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Uno degli elementi che più caratterizzano il centro storico di Vico Equense è l'ex Cattedrale o Chiesa dell'Annunziata; dal piazzale antistante si nota un terrazzo calcareo, con sovrapposto uno strato di tufo, proteso verso il mare: è Punta Paradiso, ma per tutti i Vicani è semplicemente “la Villetta”, con una corona di lecci piantati negli anni '30. Oltre si estende la Marina di Equa, cui si accede attraverso la Via Pezzolo, strada pedonale ad ampi gradini che scende verso il mare tra terrazzamenti coltivati ad ulivi e giardini, mentre alle spalle dell'antico borgo marinaro si staglia l'imponente falesia rocciosa di Punta Scutolo, su cui spicca la sagoma di un'antica torre di vedetta. Proprio sulla spiaggia detta del Pezzolo si osservano i resti di una villa romana del 1 secolo a.C., in parte ricoperti dai depositi vulcanici dell'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.. La Marina d'Equa può essere raggiunta anche da Seiano (3), lungo la suggestiva Via Santa Maria Vecchia, passando accanto alla omonima chiesetta ricca di ex‑voto dei marinai e pescatori della Penisola Sorrentina; lungo questa stradina si può osservare il basso corso del Rivo d'Arco, un torrente dalla portata ora irregolare, ma che in passato, con i sedimenti che trasportava, ha lentamente formato quella che è la spiaggia più ampia del Comune di Vico Equense. Dalla Marina di Equa si può partire per un'escursione in barca lungo la costa sino al Banco di Santa Croce (33), una secca rocciosa poco al largo di Punta Orlando, limite settentrionale del Comune di Vico Equense; quest'area è particolarmente ricca di organismi marini, tra cui gorgonie e il raro corallo nero per cui è stata individuata come Arca a Tutela Biologica. Vista dal mare, la costa rivela una pagina importante della storia di Vico Equense, sorta su un terrazzo roccioso a picco sul mare, tra due spiagge, la Marina di Equa a Sud‑Ovest è la più piccola Marina di Vico a Nord‑Est; anche presso la Marina di Vico i resti di un edificio con muri ad opus reticulatum confermano la presenza, in epoca romana, di diverse ville lungo la costa della Penisola Sorrentina.

Proseguendo la navigazione si notano numerose piccole grotte a pelo d'acqua, ma l'attenzione è attratta maggiormente dalla costa, inizialmente con il declivio trasformato in terrazzamenti ad ulivi, e successivamente più arida e solcata da evidenti fenomeni franosi. E quello che i geologi chiamano "versante a franopoggio": gli strati rocciosi inclinati verso il mare sono, per loro costituzione, soggetti a frane e, verosimilmente, hanno da sempre condizionato le comunicazioni terrestri lungo questo tratto di costa; solo negli ultimi anni si è cercato di porre rimedio a questa situazione, con la costruzione di una serie di gallerie stradali in alternativa all'attuale tracciato della Strada Statale n. 145 "Sorrentina". Ma il mare di Vico Equense non è solo quello, ben conosciuto, del Golfo di Napoli: una parte del territorio vicano si affaccia anche sul Golfo di Salerno, in località Chiosse , raggiungibile mediante la Strada Statale n. 163 "Amalfitana". Lì, al Km 9, nei pressi di Punta Germano, inizia un sentiero, piuttosto ripido, che conduce alla spiaggia, tra ulivi ed arbusti della macchia mediterranea; anche questo tratto di mare è tutelato, facendo parte dell'Area Naturale Protetta Marina “Punta Campanella”, che si estende lungo la costa della parte terminale della Penisola Sorrentina. Il mare, indubbiamente, in passato è stato l'elemento che più ha favorito le comunicazioni lungo la Penisola Sorrentina, ma non bisogna dimenticare la viabilità interna, tra cui la celebre Via Minerva che già in età preromana collegava la Piana di Stabia con Punta Campanella, sede di un tempio dedicato alla Dea della Sapienza, da cui ha preso il nome. Tracce del passaggio di questa strada nel territorio equense sono ancora oggi riconoscibili, anche se profondamente modificate nel corso dei secoli; in particolare, se ne può percorrere un buon tratto, dalla Stazione di Vico Equense sino alla località Sperlonga , passando per Santa Maria del Toro e nei pressi del Convento di San Francesco. Questo tratto, inizialmente, prende il nome di Via Mulini per la presenza dei ruderi di antichi mulini che traevano energia dall'acqua canalizzata proveniente dalla sorgente Sperlonga e, tra ulivi ed arbusti odorosi della macchia mediterranea, conduce al Carosiello di Montaro (7), in un ambiente particolarmente suggestivo per l'ampio panorama sull'intero Golfo di Napoli. Il sentiero da San Francesco alla Sperlonga è, nel tratto iniziale, percorribile anche con carrozzine di bambini o disabili.

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