Le tradizioni religiose di Vico Equense
Vico Equense è una città dalle profonde tradizioni religiose e caratterizzata da una forte vocazione marinara. Apparentemente, questi due aspetti sembrano essere sconnessi e per nulla attinenti tra loro, ma non è così. Infatti, è proprio alla Madonna ed ai santi che le donne si affidavano per chiedere che i loro uomini rientrassero sani e salvi dal mare. Tale legame spirituale, inoltre, è avvalorato dalla presenza di numerosi edifici di culto e dagli eventi che si celebrano in tutta la Costiera durante la Settimana Santa. Questo è il periodo in cui grandi folle si muovono per le strade in un impressionante silenzio in occasione della rappresentazione delle Vie crucis, organizzate a cura dalle antiche Arciconfraternite presenti sul territorio. Tuttavia, la Passione di Cristo, come vedremo a breve, non è l’unica celebrazione del fitto calendario in programma durante l’anno. Molto sentito anche il Natale, quando vengono allestiti suggestivi presepi viventi o le Pacchianelle, uno storico e particolare corteo che si tiene, ogni anno, il 6 gennaio. E, ancora, la Festa patronale in onore dei Santi Ciro e Giovanni, che si celebra il 31 gennaio. Prima di programmare il vostro viaggio, vi consigliamo di consultare la programmazione degli eventi in modo da non perdere l’occasione di immergervi in una dimensione mistica e senza tempo alla scoperta di tradizioni centenarie.
Vico rappresenta una meta ricca di luoghi di interesse da visitare ed ammirare, non solamente relativamente all’aspetto puramente religioso, bensì anche dal punto di vista naturalistico, storico ed artistico. L’ itinerario che proponiamo è un condensato di cultura, tradizioni e fede in cui le Chiese e le opere d’arte in esse custodite si intrecciano con il mare e paesaggi a dir poco mozzafiato.
Chiesa dell’Annunziata (ex Cattedrale)
La Chiesa dell’Annunziata si erge su una propaggine rocciosa che domina Marina di Aequa, la spiaggia e porticciolo della frazione di Seiano. Originariamente, la prima cattedrale in onore di Santa Maria si trovava nella zona bassa che corrisponde all’area dell’attuale Marina di Aequa. Tuttavia, qui era soggetta alle incursioni dei pirati, motive per cui venne deciso di spostare il nucleo urbano sulla parte alta. Con uno sfondo da cartolina che cinge il Golfo di Napoli e la Costiera, il Vesuvio fa da sfondo a questo edificio, unico esempio di architettura gotica dell’intera Costiera Sorrentina. Con tutta probabilità, essa venne edificata tra il 1320 ed il 1330 su commissione del Vescovo Giovanni Cimino la cui tomba, un sarcofago marmoreo, si trova incassata nel muro della navata destra della chiesa. Nel corso dei secoli, ha subito diversi restauri e risistemazioni che ne hanno modificato e trasformato l’aspetto primitivo. Dell’impianto gotico iniziale, infatti, esternamente sopravvivono solamente le finestre sui fianchi dell’abside dell’altare Maggiore e quelle laterali. La facciata, di chiara impronta settecentesca, è il risultato significative opera di restauro volute dal Vescovo di Vico Paolino Pace. Di un romantico rosa antico, accanto al nucleo centrale della chiesa, svetta il campanile a pianta quadrata costituito da tre ordini sormontati da una loggia merlata. Internamente, la chiesa è strutturata a tre navate divise da colonne. Sebbene le navate laterali abbiano conservato la loro natura gotica, molti degli affreschi sono andati persi. Di essi, restano pochi e scarsi frammenti, recuperati durante alcuni lavori di restauro, nell’abside pentagonale. Sulle pareti, possiamo ammirare ritratti dei vescovi dal XIII secolo al 1799, l’ultimo dei quali è Mons. Michele Natale giustiziato dai Borbone per aver aderito alla Repubblica Partenopea. Da segnalare che all’interno della Chiesa dell’Annunziata sono custodite le spoglie mortali del celebre giurista, economista e filosofo napoletano Gaetano Filangieri, esponente di spicco dell’Illuminismo. Egli si ritirò a Vico Equense e trascorse gli ultimi anni della sua vita nel Castello di Giusso, dove lo colse la morte. Numerosi i dipinti conservati nella chiesa, per lo più settecenteschi. Senza dubbio, la Chiesa dell’Annunziata è una delle più belle e suggestive d’Italia, per il suo enorme valore artistico e per lo spettacolare panorama che si fonde in un continuum con il mare.
Chiesa dei Santi Ciro e Giovanni
Dedicata al culto dei patroni di Vico, la Chiesa dei Santi Ciro e Giovanni si mostra in tutta la sua particolare bellezza. La sua cupola settecentesca è, infatti, realizzata in maioliche variopinte in un impianto signorile e fine. La chiesa sorge nel luogo dove un tempo, fino al 1808, si riunivano i cittadini per dibattere e deliberare sui problemi di natura politica ed amministrativa, il famoso tocco o seggio dell’Universitas. A causa degli ingenti danni del terremoto verificatosi nel 1696, la chiesa venne demolita ed, in seguito, ricostruita. Internamente, la struttura si basa su una pianta a croce latina. Una breve scalinata è il preludio alla facciata, con decorazioni in tufo, materiale piuttosto diffuso negli edifici napoletani. Il campanile, che risale al XIX secolo, precisamente al 1873, svetta imponente con un pinnacolo di ispirazione orientale. La venerazione dei due Santi è molto sentita a Vico Equense ed è legata alla storia del loro martirio avvenuto ad Alessandria d’Egitto, all’epoca dell’imperatore romano Diocleziano. Colpevole di aver curato donne di fede cristiana, Ciro, medico di scuola Alessandrina, venne giustiziato insieme al suo amico Giovanni, convertito al cristianesimo. La celebrazione dei Santi Patroni si tiene il 31 gennaio, una ricorrenza molto suggestiva per ricordare il protettore dei medici. La processione, che prevede il trasporto delle statue dei due Santi, parte dalla Chiesa dei Santi Ciro e Giovanni e attraversa le vie principali della città. A piedi nudi, i penitenti percorrono via Nicotera e arrivano a Santa Maria del Toro, da dove poi si realizza il percorso inverso per giungere in Via Roma, in Piazza Umberto e, rientrare in Chiesa. Durante i festeggiamenti, viene distribuito l’olio di San Ciro per ungere gli ammalati, in memoria del santo taumaturgo e della sua eccezionale opera.
Inoltre, a testimoniare l’importanza di questo santo largamente venerato nella regione, è la Festa delle Reliquie di San Ciro, celebrata la quarta domenica di agosto. Custodite all’interno della Chiesa di San Ciro, parte in un cassetto con vetro posto sotto la statua di San Ciro e parte in un reliquiario di argento, vengono portate in processione per le strade del centro cittadino da ormai più di quattrocento anni. In questa occasione, gli abitanti e le folle accorrono dai paesi vicini per chiedere la protezione per le loro famiglie e la guarigione dai mali fisici e spirituali in un’atmosfera molto emozionante e suggestiva.
Santuario di Santa Maria del Toro
Il monumentale santuario di Santa Maria del Toro venne edificato nella zona collinare di Vico Equense. Sono numerose ipotesi che pretenderebbero di dare una spiegazione circa le origini di questo nome alquanto singolare. Secondo alcuni, “del Toro” deriverebbe un evento alquanto prodigioso secondo cui sembra che un toro al pascolo si allontanasse per andarsi ad inginocchiare davanti ad un’ immagine della Madonna. Più realistica sembrerebbe l’ipotesi secondo cui il luogo in cui sorge la Chiesa fosse inizialmente utilizzato come uliveto detto toro da taurus oros, cioè “parte alta”. Proprio in mezzo al terreno, si trovava una grotta in cui Natale Villauto, il proprietario, ordinò di dipingere un’effigie in onore della Vergine, la Madonna con Bambino. Correva l’anno 1458 e grazie alla devozione di quest’uomo, si ebbe un grosso impulso alla nascita del culto nascita del culto mariano a partire già dal secolo successivo. Intorno all’anno 1530, si narra che una ragazza totalmente deforme per nascita, venne guarita nella grotta dove la vergine apparsale le indicò di recarsi in preghiera. A causa di queste ed altre miracolose guarigioni, la grotta viene definita Grotta dei Prodigi. Gli abitanti della zona decisero, così, di edificare la Chiesa per ricordare questi straordinari ed insoliti miracoli.
Tornando ad aspetti più pratici e tecnici, la chiesa risale al XVI secolo ed è opera della volontà dei padri teatini. Al suo interno, alle spalle dell’altare settecentesco, vi è la citazione dell’affresco miracoloso che ritrae la Madonna con Bambino. Molto curato ed impreziosito nel corso dei secoli, possiamo ammirare numerose opera d’arte di notevole pregio. Di grande valore, l’altare barocco, la cupola con gli affreschi che rappresentano Il Trionfo della Croce e la Glorificazione di San Gaetano, fondatore dei Padri Teatini, e ancora, l’elegante soffitto a cassettoni in legno del XVII secolo. Sulla destra della facciata, il campanile a pianta quadrata che culmina con una deliziosa loggia merlata. Ed è proprio ad un lato del campanile che inizia un cammino a gradoni che porta alla Via dei Mulini. Creato da Re Alfonso d’Aragona per collegare Vico e Castellammare, l’itinerario offre un ambiente spettacolare tra uliveti e castagneti.
Museo del Convento di San Vito
Percorrendo circa un chilometro dal centro cittadino, dalla panoramica Via Raffaele Bosco saliremo verso i casali collinari per raggiungere la chiesa e l’annesso Convento di San Vito. Di antichissime origini, la custodia della struttura venne affidata a fine Ottocento all’ordine dei Padri Minimi. Esso attualmente ospita il Museo dell’Arte Sacra, dove sono custodite innumerevoli opere dei conventi e chiese dell’ordine dei minimi ormai dismessi ed inutilizzati. Una preziosa ed incantevole collezione che abbraccia la produzione di arte sacra dell’Italia meridionale tra il 1500 ed il 1700. Gli ampi spazi del monastero si sono ben prestati alla scelta della sede del museo nel 1995 per volontà di Padre Francesco Savarese, ex Correttore Generale dell'Ordine dei Minimi. Tra gli svariati capolavori presenti, sicuramente degno di menzione è il paliotto del XVII secolo di provenienza siciliana (Trapani), di eccezionale manifattura per le sue minuziose decorazioni frutto di un abile ma, ahimè, ignoto artista. Tra coralli, granati e ricami in filo di seta e in metallo che impreziosiscono l’opera, domina la figura di San Francesco di Paola fondatore dell’ordine stesso. In ricordo del celebre miracolo, il santo viene raffigurato mentre attraversa lo stretto di Messina sul suo mantello. Il piccolo ma ricercato e pregevole museo rappresenta un condensato di arte, storia e fede risalente ad epoche diverse ed appartenente a differenti zone culturali. L’atmosfera mistica di questo luogo, unitamente alle opere maestre presenti, lascerà senza dubbio a bocca aperta i visitatori
Eventi religiosi e folclore
Tra gli eventi religiosi da non perdere a Vico Equense, da segnalare sono le Pacchianelle e il la Processione del Venerdì Santo.
La centenaria processione delle Pacchianelle si svolge ogni anno il 6 gennaio, in occasione dell’Epifania. In realtà, non si tratta di una vera e propria processione ma di un Presepe itinerante durante il quale 300 figuranti sfilano per le vie del centro storico. Nei tradizionali costumi ispirati al presepe settecentesco, donne e bambine vestite da contadinelle (per l’appunto, le pacchianelle) portano in dono al bambino Gesù cesti ricchi di prodotti tipici tra cui formaggi, agrumi, pesce e animali. Il corteo, composto dai re magi a cavallo, la Sacra Famiglia e i pescatori che camminano scalzi, viene accompagnato dalla musica dei tradizionali zampognari.
La suggestiva processione del Venerdì Santo, organizzata dall’Arciconfraternita dell’Assunta e che attrae non solo fedeli ma anche turisti, si dipana per le vie della frazione di Seiano. In un silenzio mistico, i penitenti sfilano in assoluto silenzio interrotto solo dal canto del Miserere e dal ritmo cadenzato dell’incedere dei confratelli. A rendere ancora più particolare l’atmosfera, sono le centinaia di lumini posti lungo I marciapiedi, balconi e lungo i muri. Con in mano un simbolo della passione, una torcia, una lampada, si portano in processione il Cristo Morto e la Vergine Addolorata.
Organizzata con cadenza triennale, la processione del Cristo Morto è un’altra celebrazione molto importante a cui partecipano oltre 350 figuranti. Detti incappucciati rossi per via del cappuccio che indossano, insieme ad altri figuranti in costumi d’epoca rappresentano Guida, Ponzio Pilato e gli altri protagonisti della Passione di Cristo.
Potrete, così, conoscere nel vivo la spiritualità ed il folklore che sono il cuore della cultura e delle tradizioni di Vico Equense.